L' Alpe di PuntatoL’ Alpeggio di Puntato, è un insediamento di piccole case ai piedi del monte Corchia, immerso tra alcune delle più conosciute e visitate vette delle Alpi Apuane meridionali, quali Pania della Croce, Pizzo delle Saette, monti Freddone , Sumbra e Paglierino. Situato a circa 1.000 mt di altitudine s.l.m. comprende un’area di circa 100 ettari che offre allo spettatore, tra boschi di faggi e castagni la visione di terrazzamenti agricoli e ampie aree verdeggianti di pascoli con erbai tipici della zona come il paleo, un’erba folta alta e sottile a ciocche consistenti, particolarmente integrato nell’ecosistema locale. Le tipiche casette in pietra ancora presenti, circa una cinquantina, venivano utilizzate prettamente nel periodo estivo, quali ricoveri per gli animali e i pastori che all’epoca praticavano l’antica arte della transumanza. Solamente a partire dai primi anni ’80, con la costituzione del Parco Regionale delle Alpi Apuane, è tornato l’interesse della gente verso un luogo dimenticato ma ben conservato perché ” cristallizzato” nel tempo. A differenza di altri Alpeggi il PUNTATO presenta ancora diverse Marginette o Maestà (punti di sosta e preghiera) che evidenziano la presenza dell’uomo piuttosto prolungata nel luogo. Di PUNTATO esistono cenni storici risalenti al 1600 afferenti concessioni di aree seminative e campive ai locali da parte dell’allora Granducato di Lucca (ndr: vedi pubblicazione “ALPEGGIO DI PUNTATO” a cura di alcuni abitanti del paese di Terrinca). Nelle vicinanze resistono al tempo Alpeggi minori (Campanice e Col di Favilla) visitabili tramite sentieri facilmente praticabili. Camminando nei boschi circostanti non è difficile imbattersi in Metati o Seccatoi in pietra, un tempo adibiti per l’essiccazione delle castagne destinate alla produzione della pregiata “farina di castagne”, fonte di sostentamento e preziosa merce di scambio per gli abitanti del luogo. Allo sguardo più attento non sfuggiranno i resti sparsi di vecchie Carbonaie, ovvero radure pianeggianti boschive dove sapienti mani impilavano legna in formazioni a cono, con camino centrale, ricoprendole di zolle e terra destinate, solo dopo una lunga e lenta combustione (40 giorni circa) alla produzione del carbone. |